Qualcosa succede anche al paese di Cretinetti: non ho nulla, anzi, contro gli adolescenti. Nemmeno contro il fatto che il cinema d'oggi sia fatto prevalentemente per loro: sono loro che vanno al cinema, i cosiddetti adulti spantofolano per Baudo. Semmai me la prendo con coloro che pensano, dopo un paio di sforzi fatti all'inizio della voga (Guerre stellari e derivati) che cinema per adolescenti significa cinema per dementi. Minimo sforzo, tre formulette strizzatina d'occhio supposta complice, un paio di brufolosi dalla vocetta impossibile e via coi milioni. Ragione per cui un film come Una pazza giornata di vacanza lo si accoglie come un giorno di pioggia dopo tre mesi di siccità: film per adolescenti, si, ma intelligente. Pareva impossibile.
John Hughes ci sa fare: racconta la colossale brigata di Ferris Bueller's, i suoi trucchi elettronici per fregare il preside ed i genitori ed offrirsi una giornata super assieme alla sua ragazza, con un entusiasmo ed una freschezza d'invenzione che credevamo scomparse in questo genere di operazione. Chiaro, nessuno se la sentirebbe di mettere una mano sul fuoco sul futuro del nostro regista: che sia uno che segue la moda, che non sempre vada per il fine, che non abbia la vocazione al martirio per il cinema di qualità ci sembra evidente. Basta osservare la facilita delle sue musichette alla moda.
Ma la stoffa ce l'ha, e come: ti sbatte il tuo attor giovane con la faccia rivolta alla platea, t'inventa dei soliloqui e delle battute alla Woody Allen, t'improvvisa l'happening musicale come il miglior John Landis.
E poi, come tutti i grandi umoristi da Blake Edwards in qua, s'ispira con notevole talento alla comicità dei fumetti. Non solo nello stile, nei ritmi grafici o nei nonsensi dell'azione. Ma nella morale: Una pazza giornata dl vacanza e Tom and Jerry, ricordate, il gatto e il topo. Tutti sappiamo che la ragione è dalla parte del gatto. Il gatto ci serve per tenere la casa sgombra dai topi, il gatto è il preside, la famiglia, la società. Eppure tifiamo per il topo: non solo esultiamo quando il discolo infrange le regole sacrosante. Quando perturba, con un cinismo che al momento ci sembra salutare, il concetto tradizionale dell'educazione.
Mentre godiamo, assieme al regista, del povero gatto, del malcapitato preside (interpretato con magnifica aderenza alle regole della grafica fumettistica) quando gli sbattono in faccia le porte, gli strappano i pantaloni, gli ammaccano la portiera dell'auto.
Il film di Hughes è tutto giocato su questi equilibri, su queste identificazioni, su queste invenzioni forsennate e modernissime: se siete adolescenti, almeno di cuore, correte a divertirvi.